Residence e Miniappartamenti

Appartamento 1
Appartamento 2
Appartamento 3
Appartamento 4
Appartamento 5

 

PROCIDA
Info su Procida
Procida folkloristica
Procida e Vivara geologica
Procida immersioni
Chiaia
Abbazia San Michele
Corricella
Terra Murata
Chiaiolella
Marina grande
 
PROCIDA Residence
Progetto Residence
Foto stato dei luoghi
Foto Marina Grande
 
SERVIZI
Numeri utili
Collegamenti

Cell 335 1693788 TIM

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Da Giorgio

bar ristorante

Via Roma 36
80076 Procida

Lavori in corso

Stiamo preparando altri appartamenti
Introduzione  Il centro abitato della Terra Murata si sviluppò attorno all'abbazia benedettina di S.Michele Arcangelo, che costituì per tutto il MedioEvo il centro di aggregazione e punto di riferimento per la popolazione procidana. La datazione certa che abbiamo per la sua fondazione è quella del 1026, ma alcuni elementi ritrovati sul posto fanno pensare che forse fu costruita su un precedente complesso religioso del V-VI secolo. Inoltre si ipotizza che il luogo dove sorge l'abbazia abbia sempre avuto funzione religiosa fin dalla antichità, con un tempio dedicato a Nettuno agricoltore, una particolare raffigurazione della divinità marina che incarnava i due aspetti complementari della vita procidana: la pesca e l' agricoltura, necessarie entrambe al sostentamento della popolazione. La facciata principale originaria, posta all'ingresso della navata maggiore, è esposta verso occidente secondo la tipica disposizione delle prime chiese cristiane. Essa presenta un prospetto di impronta romanica piuttosto semplice, non suddiviso in ordini sovrapposti, concluso in alto da un timpano dalle cui estremità laterali partono delle volute di raccordo con le pareti esterne delle navate laterali, elementi questi di gusto rinascimentale e quindi certamente aggiunti in epoca successiva, così come le decorazioni del portale, con lineari cornici modanate in pietra e lunetta semicircolare. La vista della facciata è parzialmente coperta dalle case che costeggiano il viale di accesso.

Cenni storici

Nella nuova sistemazione urbana operata nel Cinquecento dal d'Avalos la chiesa abbaziale fu dotata di un nuovo ingresso sul lato orientale, il che testimonia anche l'avvenuta perdita di significato delle simboliche regole di disposizione spaziale delle chiese paleocristiane e medievali (altare ad est - giorno, luce, sole / fedeli ad ovest - notte, buio, tenebre) nella nuova epoca rinascimentale, che vede il risveglio della ragione umana contro le credenze medievali. Il nuovo ingresso della chiesa dava nel braccio sinistro del transetto ed era divenuto necessario a seguito della costruzione del nuovo spazio urbano formato dalla piazza creata tra la chiesa e il vecchio palazzo feudale ristrutturato in forme rinascimentali. Col tempo e colla maggiore importanza acquisita dalla nuova piazza (anche a seguito della espansione urbana seicentesca verso nord) questo divenne l' ingresso principale della chiesa, mentre la facciata occidentale venne progressivamente perdendo funzione, tanto da restare quasi sempre chiusa, da aprire solo nelle principali ricorrenze religiose. La nuova facciata orientale fu più volte ristrutturata: sulla chiave di volta dell' arco d'ingresso appare la data del 1898, che si riferisce all'avvenuto completamento degli ultimi lavori importanti di modifica sostanziale eseguiti.

Interno della chiesa

Inizialmente la chiesa era formata da una unica navata con alcune cappelle laterali. Tra fine Cinquecento e la metà del Seicento furono costruite le navate laterali e iniziata la sistemazione della zona absidale con decorazioni a stucco e coro in legno a tre ordini di posti (oltre al nuovo ingresso). La seconda metà del Seicento è dedicata soprattutto alla decorazione pittorica della chiesa: vengono ordinate parecchie tele, tra cui i "quadri grandi" dell'abside, e i supposti affreschi della cupola. I primi decenni del Settecento vedono nuovi interventi murari: la definitiva sistemazione dell'abside, le decorazioni in stucco delle navate, la costruzione del nuovo altare maggiore; ma il lavoro maggiore fu certo la nuova pavimentazione in marmo, con l'abbassamento del piano di calpestìo (con grande sbancamento di detriti) per ottentere maggiore altezza nella navata, che era stata ridotta dalla realizzazione del nuovo soffitto ligneo in cassettoni.

Soffitto ligneo

Il soffitto a lacunari di legno decorati in oro fu computo negli anni a cavallo del 1700. Esso assolveva alla funzione di ricoprire le travi e le capriate in legno a vista del tetto e nel contempo a conferire alla chiesa un aspetto più ricco e sontuoso. Al centro è incastonata una tela del 1699 che raffigura S. Michele che scaccia il Diavolo. Questa tela è stata a lungo al centro di una disputa attributiva poiché è firmata con la sigla "L.G." in cui alcuni hanno voluto leggere la firma del famoso pittore napoletano Luca Giordano. Oggi i dubbi sono dissipati a seguito del ritrovamento delle carte attestanti il pagamento dell' opera, fatto al pittore romano Luigi Garzi che, pur non essendo altrettanto famoso del Giordano, fu tuttavia pittore di livello, noto ed apprezzato nella sua epoca. Anche la lunga incertezza nella attribuzione del dipinto, il fatto cioè che sia stata così a lungo considerata come verosimile la paternità del Giordano, testimonia a favore della qualità della mano del Garzi. Una ingente quantità di oro fu impiegata per la decorazione dei lacunari, eseguita da artigiani tra i più richiesti nella capitale Napoli, a testimonianza della ricchezza e della importanza della abbazia procidana.

Cupola

La cupola centrale della chiesa, di netta impronta bizantina (così come in molte altre chiese medievali della regione, che mantenne a lungo contatti economici e culturali con Costantinopoli), ha forma emisferica, impostata su di un alto tamburo che si basa su grandi archi a tutto sesto, a loro volta poggianti su larghi pilastri rettangolari. Sulla base del tamburo si aprono strette e alte finestre che danno una buona illuminazione all'invaso. In verità l' intera chiesa è ben illuminata dalle ampie finestre della navata maggiore, aperte sopra il soffitto delle navate laterali. Evidentemente la luminosità dell' ambiente mediterraneo è riuscita qui a resistere alle spinte oscurantiste della Chiesa controriformista, operanti non solo nei cerimoniali religiosi ma anche nella pratica dello stile edilizio.

Affreschi

Oggi la cupola appare interamente intonacata in bianco (il che aumenta la diffusione luminosa) ma sembra che fosse interamente affrescata da un pittore locale del '600, del quale restano solo i dipinti sui quattro pennacchi del tamburo raffiguranti i 4 evangelisti (ridipinti però nel corso dell'Ottocento). Secondo le testimonianze raccolte da storici 800eschi gli affreschi della cupola, un tempo orgoglio degli abati locali, raffiguravano la Vergine Incoronata tra cori di angeli e beati. Il tamburo era invece affrescato con scene dei cosiddetti "Misteri", ovvero raffigurazioni simboliche (non realistiche) della Passione di Cristo. Un fulmine colpì nel 1836 la cupola, scrostando in più punti gli affreschi. I danni erano troppo ingenti per poterli restaurare, così si optò per la definitiva rimozione.

Terrazza sul mare

L'assetto attuale della chiesa venne definito dagli ultimi lavori di una certa grandezza eseguiti nella II metà del secolo scorso che restaurarono la facciata orientale e allargarono l' interno verso nord con una nuova navatella e tre cappelle laterali, conferendo alla pianta dell'edificio l' aspetto asimmetrico che possiamo constatare oggi. In effetti non si poteva conseguire più la completa simmetria a causa delle frane che nel tempo hanno interessato il costone roccioso della Terra: oggi il lato meridionale dell'abbazia (in particolare il terrazzo dietro la Sagrestia, nella foto) si affaccia quasi a picco sul mare, mentre antichi documenti attestano la presenza alle spalle dell'abbazia (cioè prima di arrivare al costone) di terrazzamenti nel terreno coltivati a vigneto. L' erosione naturale e l'indiscriminato sfruttamento delle cave di tufo sottostanti hanno poi provocato le frane.

Santa Margherita

La abbazia benedettina di S. Michele non è stato l' unico complesso conventuale della Terra Murata: nel 1585 il cardinale Innico d' Avalos concede ai frati domenicani di spostare la propria sede da Santa Margherita alla Chiaiolella (sul promontorio di fronte a Vivara) sul terreno prospiciente la punta meridionale della Terra (da allora detta Punta dei Monaci), chiamando il nuovo monastero con il nome di Santa Margherita Nuova. I dissesti storici che il complesso ha subìto nel tempo a causa dei cedimenti franosi del costone, in questa zona più gravi che altrove, ha portato al definitivo abbandono nel secolo scorso del complesso che non fu rimesso più in funzione dopo il Periodo Napoleonico, che soppresse temporaneamente tutti gli ordini religiosi. Nella foto la chiesa conventuale, di recente restaurata dal Comune.

Indirizzo postale   Via V. Emanuele 12 Procida 80079 NA  Telefono 081 18526078   Tel 081 7803491 Napoli
  Cell 335 1693788  (TIM)
Posta elettronica  Supporto Tecnico Clienti ed Informazioni generali:  procidaresidence@inwind.it

Webmaster: carloesp@inwind.it          Copyright © 2005 Procidaresidence